[fullwidth background_color=”#ffffff” background_image=”” background_parallax=”none” enable_mobile=”no” parallax_speed=”0.3″ background_repeat=”no-repeat” background_position=”left top” video_url=”” video_aspect_ratio=”16:9″ video_webm=”” video_mp4=”” video_ogv=”” video_preview_image=”” overlay_color=”” overlay_opacity=”0.5″ video_mute=”yes” video_loop=”yes” fade=”no” border_size=”0px” border_color=”” border_style=”solid” padding_top=”20px” padding_bottom=”20px” padding_left=”20px” padding_right=”20px” hundred_percent=”no” equal_height_columns=”no” hide_on_mobile=”no” menu_anchor=”” class=”” id=””][fusion_text]Di Daniela Celestino
Sempre in prima fila nel combattere dure battaglie per i colleghi pugliesi, anche prima di diventare presidente dell’Assostampa regionale, quando si è trovato ad affrontare il momento più critico delle redazioni locali: Telenorba, Telerama, Antenna Sud e molte altre realtà locali; riduzioni e licenziamenti che è stato difficile contrastare. Un impegno continuo e senza tregua. Raffaele Lorusso, segretario della Federazione Nazionale della Stampa, è di nuovo sul fronte. Quello nazionale. Ha una certezza: “Non è in gioco soltanto la sopravvivenza del settore, ma il futuro del pluralismo dell’informazione in questo Paese. E’ un problema di effettività della democrazia”.
In questo momento si tratta di rinegoziare il contratto nazionale di lavoro e, inutile dirlo, “le posizioni sono inconciliabili”, afferma Lorusso. “ Dal 2005 la Fieg chiede sempre la stessa cosa”, spiega, “cancellare intere parti del contratto, rendere permanente quel sistema sempre più diffuso di assenza di tutele che sta vivendo il mondo dell’informazione”. Al contrario il sindacato dei giornalisti chiede “regole, diritti e tutele per tutti, lavoratori dipendenti e lavoratori autonomi, in un contesto profondamente mutato dall’innovazione tecnologica, dal web, dalle redazioni online”.
“In questo senso”, prosegue il presidente, “ è importante il percorso avviato per regolamentare l’emittenza radiotelevisiva e il web. Estendere un minimo di regole e certezze, ma con limiti precisi e stringenti definiti in sede di contrattazione nazionale e aziendale, è necessario per dare diritti a colleghi costretti a lavorare in modo sommerso e per evitare il dumping contrattuale. C’è un esercito di iscritti all’ordine pronto a lavorare per cinque o anche due-tre euro per un articolo. Perpetrare questa situazione significa dare agli editori la possibilità di contare su giornalisti disposti a lavorare praticamente gratis. E’ chiaro che i compensi non potranno che continuare a scendere”.
L’altra partita si gioca sul piano della riforma della legge sull’editoria, approvata ma che deve essere applicata attraverso decreti attuativi. “La riforma”, spiega Lorusso, “ha risposto ad una richiesta precisa della Fnsi in quanto ha previsto che qualsiasi forma di sostegno pubblico alle aziende deve passare attraverso non solo la regolarità dei pagamenti dei contributi, ma anche attraverso quella della regolarità delle retribuzioni e il rispetto dei contratti collettivi di lavoro”. Molto debole invece, “ l’aspetto relativo all’assenza di revisione delle norme che dovrebbero regolamentare, ma non lo fanno, i processi di trasformazione e di modifica degli assetti proprietari dei gruppi editoriali, come si è visto nei mesi scorsi. E poi l’assoluta inutilità del Sistema integrato delle comunicazioni, l’assenza di regole che vietano le concentrazioni e l’abuso di posizione dominante nel settore della raccolta pubblicitaria…”.
Infine la questione della parità di genere. “Molto si è fatto e si sta facendo, ma il problema non è quello contrattuale”, sostiene Lorusso, “per fortuna abbiamo un contratto che valorizza la parità”. “Il problema, ancora una volta, è l’effettiva attuazione nella vita delle redazioni. Il sindacato è impegnato ad aumentare la consapevolezza sulle problematiche di genere e a ridurre anche i gap numerici esistenti nei vertici degli organismi sindacali e delle redazioni. Occorre mettere in atto azioni positive continue”.
“Siamo impegnati”, conclude, “in una lotta costante contro tutte le forme di discriminazione e di minacce spesso subite dalle colleghe nell’esercizio della professione. Anche questa è una battaglia per una democrazia compiuta”.[/fusion_text][/fullwidth]