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Vi esprimo il mio più caloroso augurio di buon lavoro per l’iniziativa che oggi e domani vi vede impegnate a Bari e Lecce. Condivido profondamente la scelta del ‘Forum delle giornaliste del Mediterraneo’ di mettere al centro la voce delle donne dalle zone dei conflitti. Le donne sono al tempo stesso coloro che pagano, insieme ai loro figli, il prezzo più alto delle guerre, e quelle che possono dare alle loro società preziose energie di riforma, a partire dalle fasi delicatissime della ricostruzione. L’ho potuto verificare sia nella mia precedente attività per le agenzie delle Nazioni Unite, sia nell’impegno attuale, che mi porta spesso ad incontrare organizzazioni di donne che svolgono un ruolo assolutamente decisivo per la crescita dei loro Paesi.
Sì, c’è un punto di vista di genere nel racconto delle guerre e della possibile uscita dalle guerre. Per questo è rilevante che sul terreno dei conflitti siano sempre più numerose le giornaliste che ne parlano. Le ‘inviate’, come è ovvio chiamarle e come invece ancora troppe testate si rifiutano di fare. Producendo quello strano effetto che mi è capitato di notare di recente a proposito delle elezioni Usa: a raccontarle c’erano molte giornaliste, ma i sottopancia televisivi citavano ostinatamente ‘il nostro inviato’. Per questo sono con voi anche nell’impegno con il quale sottolineate che ‘il linguaggio restituisce alle donne visibilità e riconoscibilità’. Abbiamo dalla nostra molte buone ragioni, che anche l’Accademia della Crusca ha autorevolmente certificato, e insieme sapremo essere più tenaci di coloro che, privi di argomenti solidi, continuano a ridicolizzare una seria questione culturale.
Laura Boldrini[/fusion_text][/fullwidth]