
Ceyda Karan
Nasce a Smirne nel 1970 e si laurea in giornalismo presso l’Università degli Studi di Istanbul. Nel 1990 inizia a lavorare al Foreign News Desk dell’Anadolu Agency.
Dal 1994 al 1995 è a Kanal D e l’anno successivo diventa produttrice e assistente al notiziario ’32 Gün’ di Mehmet Ali Birand.
Nel 1998 è reporter del quotidiano Radikal per la redazione esteri e un anno dopo ne diventa editrice, lavorandoci fino al 2010. Nel frattempo, dal 2005 in poi, collabora come freelance e commentatrice, alla BBC Radio e BBC turca.
Dopo gli anni al Radikal, inizia a lavorare presso Habertürk TV, come presentatrice e redattrice web. Nel 2013, per cinque mesi, cura il notiziario mattutino per SKYTürk 360 TV. Dal 2013 al 2014, commenta la politica estera per Taraf. Poi passa agli esteri per Cumhuriyet Daily News e scrive (tuttora) rubriche settimanali inerenti problematiche globali. Dal 2016, conduce anche una rubrica quotidiana su Radio Voice of Russia. Durante la sua carriera, partecipa a programmi di ricerca sul giornalismo tra cui l’International Visitors Program to the US, promosso dal Dipartimento di Stato americano nel 2007.
Realizza, nel 2008, una presentazione sulle relazioni turco-iraniane in una conferenza organizzata dall’Istituto danese a Damasco, in Siria; nel 2010 conduce una ricerca sulla Turkish-American Society a Washington DC e New York; a marzo dello stesso anno presenta un documento sul processo di normalizzazione turco-armeno in una conferenza organizzata da Friedrich Ebert Stiftung a Yerevan. Durante le rivolte di Tunisia, Libia, Egitto, Libano e Siria, lavora nei luoghi dei conflitti; nel settembre 2014 è a Kobanê, e nel novembre del 2015 racconta la liberazione della città di Shingal dall’Isis. Nel 2009, l’associazione degli studenti della Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Ankara la elegge Foreign Affairs Columnist of the Year (editorialista dell’anno per gli affari esteri).
La reporter, con il collega Hikmet Cetinkaya, è stata arrestata in Turchia e condannata a due anni di reclusione per aver pubblicato, nel gennaio 2015, vignette di Charlie Hebdo sul giornale di opposizione Cumhuriyet, con le accuse di “offesa ai valori religiosi” e “istigazione all’odio”.