[fullwidth background_color=”#ffffff” background_image=”” background_parallax=”none” enable_mobile=”no” parallax_speed=”0.3″ background_repeat=”no-repeat” background_position=”left top” video_url=”” video_aspect_ratio=”16:9″ video_webm=”” video_mp4=”” video_ogv=”” video_preview_image=”” overlay_color=”” overlay_opacity=”0.5″ video_mute=”yes” video_loop=”yes” fade=”no” border_size=”0px” border_color=”” border_style=”solid” padding_top=”20px” padding_bottom=”20px” padding_left=”20px” padding_right=”20px” hundred_percent=”no” equal_height_columns=”no” hide_on_mobile=”no” menu_anchor=”” class=”” id=””][fusion_text]Di recente ospite al “Festival di Internazionale” (Ferrara, 30/09 – 2/10), Anabel Hernandez è una delle reporter messicane più note. Con le sue inchieste giornalistiche ha svelato le trame e le interconnessioni più oscure tra il mondo della politica e i cartelli della droga. Entrata nel mirino dei narcos dopo la pubblicazione del libro “La terra dei narcos” (Mondadori, 2014 – http://www.librimondadori.it/libri/la-terra-dei-narcos-anabel-hernandez) e costantemente minacciata, ha dovuto lasciare il Messico e rifugiarsi negli Stati Uniti dove ha vissuto. “L’immagine che descrive la libertà d’espressione in Messico è quella dei sacchetti di plastica che contengono pezzi di giornalisti rapiti, torturati, stuprati e uccisi” dice la Hernandez durante il dibattito “America Latina, i rischi di informare”, organizzato nell’ambito della decima edizione del Festival. Intervistata da “La Nuova Ferrara”, in questo suo passaggio in Italia, alla domanda su cosa significhi essere giornalista, la Hernandez ha detto di aver trovato nel giornalismo il giusto spazio per poter essere utile alla comunità (…) specialmente in un paese come il Messico, dove la libertà di espressione è praticamente inesistente e il governo e i cartelli della droga uccidono i giornalisti”. Allargando lo sguardo, le parole di Anabel permettono di svolgere una riflessione sulla condizione delle reporter in Messico. Il settimanale “Left” cita un dossier (https://www.article19.org/resources.php/resource/38304/en/mexico:-fear-in-the-newsroom) dell’associazione “Article 19” (https://www.article19.org/) che difende la libertà di stampa, secondo cui “in Messico, il 2015, è stato l’anno più violento per i giornalisti, ma le giornaliste sono quelle contro cui il livello di violenza si sta alzando più rapidamente”. Le giornaliste sono attaccate anche perché “esercitano una professione considerata troppo dura e difficile, che rompe con il classico ruolo di madre – sposa” (…). “Se a sbatterti in prima pagina è un uomo, lo torturi e\o lo ammazzi, ma in qualche modo lo accetti perché è un tuo ‘pari’. Da una donna non puoi accettarlo, quindi la punizione dovrà essere più dura per degradarla e umiliarla” (https://www.left.it/2016/03/16/violenza-giornalisti-donne-messico/). Anche in Messico, dunque, la realtà per le donne che resistono ha un volto feroce.
Anabel Hernandez intervistata da Radio Radicale https://www.radioradicale.it/scheda/487959/festival-di-internazionale-2016-anabel-hernandez-intervistata-da-francesco-de-leo
Anabel Hernandez intervistata da La Nuova Ferrara http://lanuovaferrara.gelocal.it/speciale/internazionale2016/2016/10/02/news/la-verita-va-difesa-sempre-1.14189258
Mexico: without free press there is no democracy https://www.article19.org/resources.php/resource/38352/en/mexico:-without-free-press-there-is-no-democracy[/fusion_text][/fullwidth]