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Il Forum è nato dalla giornalista Marilù Mastrogiovanni ed è organizzato da Giulia Giornaliste e dalla cooperativa IdeaDinamica, con l’obiettivo di “creare ponti, abbattere muri: promuovere una riflessione sul giornalismo delle giornaliste investigative, come presidio di Democrazia, dunque di Pace”.

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Di Daniela Celestino

Felice Blasi, presidente del Corecom Puglia e del coordinamento nazionale dei Corecom italiani raccoglie la proposta che Giulia giornaliste lancia dal Forum delle giornaliste del Mediterraneo di utilizzare il protocollo per l’utilizzo del linguaggio di genere nella Pa e nei Media in tutte le regioni. E la rilancia.

Si farà promotore della sottoscrizione del Protocollo da parte dei Media locali e della Rai regionale e delle Pubbliche amministrazioni. E non solo. Come presidente del coordinamento dei Corecom italiani Blasi intende farsi attivarsi “affinché questo protocollo sia utilizzato come best practice in altre Regioni italiane, per protocolli tra Corecom, Pa e Media di altre regioni. La stessa sollecitazione farò presso FNSI (qui presente, abbiamo anche USIGRAI) e la CPO di FNSI, con Giulia, interessando la Consigliera di parità nazionale, perché il protocollo sia acquisito da Rai, sia come azienda sia come testate giornalistiche”.

L’esperienza del Corecom Puglia sul tema parte dal lontano. L’informazione e in generale l’offerta televisiva pugliese non incontrano i veri bisogni delle donne. Il dato emerge da una serie di studi che il Corecom Puglia ha sviluppato nel tempo prestando attenzione al mondo delle donne, a come viene rappresentato nell’emittenza locale e nella comunicazione. La condivisione del progetto Forum delle Giornaliste del Mediterraneo nasce sulla scia di questa attenzione al femminile e sul  femminile. Felice Blasi considera questo un ruolo ontologicamente inscritto nella mission del Comitato, in quanto ente preposto ad assicurare che nelle telecomunicazioni siano rispettati i diritti dei cittadini, a garantire la tutela delle categorie deboli, a eliminare le violenza e limitare le disuguaglianze.

“Abbiamo avuto modo di verificare come le nostre comunicazioni riflettano uno stereotipo femminile che non corrisponde a quello che le donne esprimono”, spiega Blasi, “l’offerta televisiva per esempio  è sempre legata a temi come wellness,  bellezza, moda, cucina. Invece le donne hanno manifestato una ben più pressante esigenza rispetto a temi come il lavoro e la scienza. In assoluto richiedono una qualità superiore a quella esistente”.

Queste analisi hanno potuto essere sviluppate grazie all’Osservatorio per la comunicazione avviato dal Corecom con la partecipazione di Giulia giornaliste e la presenza delle Università, della Consigliera di parità e dell’Ufficio scolastico regionale.  Un organismo che però è bloccato per mancanza di fondi. “E’ necessario proseguire sul piano della sensibilizzazione”, argomenta il presidente, “perché ci sono livelli per i quali è più determinante un percorso di education piuttosto che di regolamentazione normativa. La nostra attività insiste anche in questo territorio di confine, che permette di superare, come nel caso di questo progetto, il localismo spesso soffocante per abbracciare altre realtà oltre i confini nazionali”.

La rappresentazione del femminile è anche una questione di linguaggio, secondo Blasi, “è necessario modernizzarlo e declinarlo secondo il genere. Il Protocollo per l’utilizzo del linguaggio di genere nelle Pubbliche Amministrazioni e nei Media proposto da Giulia è un passaggio importante e faremo il possibile per farlo adottare in tempi rapidi. Il problema della sensibilizzazione emerge anche qui. Più volte abbiamo registrato dissenso nello stesso mondo femminile rispetto al linguaggio di genere.  Invece l’approccio linguistico è sostanziale, serve per cambiare la cultura e rimuovere gli stereotipi”.

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