Edit Content

Chi siamo

Il Forum è nato dalla giornalista Marilù Mastrogiovanni ed è organizzato da Giulia Giornaliste e dalla cooperativa IdeaDinamica, con l’obiettivo di “creare ponti, abbattere muri: promuovere una riflessione sul giornalismo delle giornaliste investigative, come presidio di Democrazia, dunque di Pace”.

Contatti

FMWJ Forum 2024Cover Twitter
Che bello essere donna in Danimarca! In Italia, così e così…

La Peace Research Institute Oslo (PRIO) ha recentemente presentato il suo annuale rapporto che misura Paese per Paese l’Indice “Donne, Pace e Sicurezza” 2023″, valutando la condizione delle donne in tutte le nazioni del mondo.

Come da diversi anni, la ricerca ha evidenziato la predominanza dei Paesi del nord Europa come Danimarca (al primo posto), Svizzera, Svezia, Finlandia e Islanda. L’Italia ha conseguito un 34° posto su 177, mentre Ucraina e Kosovo sono agli ultimi posti nel vecchio continente. L’Afghanistan è stato classificato come il Paese con la situazione peggiore.

Il rapporto sottolinea la correlazione tra il benessere delle donne e la stabilità, la democrazia e la prosperità delle società. Tuttavia, i ricercatori avvertono che le crisi multilivello, come l’autoritarismo e gli impatti del Covid, rappresentano minacce significative per i progressi raggiunti. L’analisi si basa su 13 indicatori, che valutano inclusione, giustizia e sicurezza delle donne. Sebbene i primi posti siano occupati principalmente da nazioni europee, il rapporto evidenzia le differenze esistenti all’interno del continente.

“Con i suoi punteggi, le sue classifiche e i suoi dati, l’Indice WPS offre uno strumento prezioso per chi si occupa di donne, pace e sicurezza”, ha dichiarato Elena Ortiz, ricercatrice del “Georgetown Institute for Women, Peace and Security” e autrice principale dell’Indice.
“I responsabili politici di ogni Paese possono usarlo per individuare dove sono più necessarie le risorse. Gli accademici possono usarlo per studiare le tendenze all’interno degli indicatori e tra le regioni. I giornalisti possono usarlo per dare contesto e prospettiva alle loro storie. E gli attivisti dei diritti delle donne”, conclude Elena Ortiz, “possono usarlo per chiedere ai governi di rendere conto delle loro promesse, spesso non mantenute, sul miglioramento della condizione femminile”.

Condividi
Redazione Giornaliste.Org