A ottobre 2025 è stato pubblicato il nuovo Diversity Media Research Report curato dalla Fondazione Diversity ETS in collaborazione con l’Osservatorio di Pavia: un’indagine che punta il riflettore sulla rappresentazione di genere nei telegiornali italiani e sulla qualità del racconto offerto dalle reti mainstream.
Il risultato non lascia spazio a facili auto compiacimenti: a fronte di una crescente consapevolezza (il 58% degli intervistati dichiara di sentirsi più informato rispetto a dieci anni fa), i temi legati a genere e identità occupano mediamente l’8,2% del totale delle notizie nei Tg analizzati. Inoltre, questi spazi estremamente ridotti, sono dominati dalla cronaca di fatti di violenza: fino al 63,5 % di queste notizie sono state inserite in notizie di cronaca nera, mettendo implicitamente in relazione genere e devianza.
Al contrario, le storie quotidiane connesse a lavoro, salute, cultura o politica, rimangono marginali, mentre la copertura delle tematiche LGBT+ si attestano su uno striminzito 0,5 % dell’agenda annuale.
Le ricorrenze come la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne generano picchi (circa 42 notizie l’anno) ma non modificano il trend ordinario: le persone LGBTI+, le disabilità, le esperienze intersezionali restano periferiche nella narrazione quotidiana.
Dal lato dell’impatto, il Diversity Media Report mostra un pubblico che riconosce un’evoluzione: due terzi dei giovani (18-34 anni) e soprattutto le donne percepiscono un aumento della visibilità delle diversità, e l’86% degli utenti che conoscono i Diversity Media Awards considera utile tale riconoscimento nel promuovere voci marginalizzate. Eppure soltanto il 9% degli intervistati giudica “molto rispettosa” la qualità della copertura: un segnale forte per chi fa informazione. In altre parole, la quantità di segnalazioni non si traduce automaticamente in qualità giornalistica: le redazioni continuano a cadere in semplificazioni, stereotipi o assenze di contesto.
A partire da questi risultati, gli autori del Diversity Media Report propongono una serie di raccomandazioni: redigere linee guida editoriali specifiche sui temi di genere, offrire formazione sistematica alle redazioni, incentivare reportage di lungo periodo piuttosto che coperture stagionali, collaborare con le comunità rappresentate per co-produrre storie e utilizzare l’intrattenimento — cinema e serie tv — come leva per consolidare, nel tempo, una rappresentazione più ricca e complessa. Per i media, questo significa superare la logica delle notizie-evento e assumere la responsabilità di far entrare le diversità nella routine informativa.
In conclusione: il nuovo report della Fondazione Diversity e dell’Osservatorio di Pavia fotografa un sistema informativo che ha fatto passi avanti in consapevolezza ma che resta ancorato a una rappresentazione del genere fortemente polarizzata. Per un giornalista, queste cifre non sono semplici statistiche: sono una chiamata all’azione. Scrivere di genere con rigore, restituendo contesti e protagonisti, significa dare voce a chi rimane invisibile, offrendo al pubblico non solo cronaca, ma comprensione e cittadinanza.
Raccomandazioni pratiche emerse dal report
- Adozione di linee guida editoriali per i Tg (lessico, contestualizzazione, check intersezionale).
- Formazione mirata delle redazioni su frame alternativi alla criminalizzazione (es. lavoro, salute, cultura, politica).
- Incentivare reportage di lungo periodo e storie che mostrino la quotidianità delle persone e non solo gli eventi estremi.
- Collaborazione con comunità rappresentate per co-costruire narrazioni più accurate.
- Uso strategico dell’intrattenimento (partnership con produzioni) per consolidare rappresentazioni complesse nel lungo termine.

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https://www.osservatorio.it/wp-content/uploads/2016/03/Diversity-Research-Media_Report-2025.docx.pdf