L’inverno rigido ha ucciso quei pochi animali, unico mezzo di sostentamento per la sua famiglia. Suo marito è morto di stenti. E’ dovuta andare via, con i suoi tre figli. Li chiamano migranti economici. Sono solo persone. Lei, poco più che una bambina, trova ancora la forza di cullare il più piccolo. E di salutarci. Un gesto di umanità. Il suo. Gratuito e generoso. Marcello Carrozzo è riuscito a portarlo fino a noi, in uno scatto. Un altro dono prezioso. Uno sguardo che abbatte muri perché è lei, che non ha nulla, la prima a dare. Interrogando così le nostre coscienze, costruendo un ponte fatto di perché. Invitandoci a percorrerlo fino in fondo.
La suggestione di Marilù Mastrogiovanni a corredo della foto-premio
Anche per l’edizione 2019 del Forum of Mediterranean Women Journalists il riconoscimento di “Peace reporter” sarà firmato dal fotoreporter professionista Marcello Carrozzo. Per il secondo anno consecutivo sarà una sua foto a costituire il premio e lo sprone per le relatrici che interverranno al convegno e che nella loro carriera hanno affrontato e affrontano i rischi derivanti da un mestiere difficile, in contesti difficili.
La capacità di Carrozzo di catturare e trasmettere con parole e immagini momenti precisi della realtà che lo circonda è unica, non solo per la bellezza ma per l’alto impatto emotivo che i suoi scatti suscitano nel pubblico. Fotoreporter da venticinque anni e giornalista pubblicista, ha girato il mondo (dal deserto del Gobi alla Giordania, dalla Striscia di Gaza alla Grecia, passando per Uruguay, Congo, Kenya, Albania e Turchia) collaborando con ONG e istituzioni internazionali nel documentare le condizioni disperate delle popolazioni più remote. Ha partecipato anche a missioni umanitarie seguendo e documentato i flussi migratori dalle coste libiche verso l’Europa fino al Medio Oriente facendosi passare come clandestino o sotto copertura con i militari della Guardia di Finanza a caccia di narcotrafficanti per le acque del Mediterraneo o nei cieli d’Italia.
I suoi lavori hanno vinto premi importanti, ma ben più importante è il suo modo di lavorare, la difesa della propria indipendenza, anche nel rispetto di chi davanti al suo obiettivo si denuda e si racconta, mettendo in mostra non solo la sua faccia ma la sua anima. “Artista della fotografia italiana” dal 2009, onorificenza riconosciutagli da FIAF (Federazione Italiana Associazioni Fotografiche), Carrozzo è capace di catturare con grande sensibilità il dramma della singola persona all’interno delle marginalità sociali, nelle aree ad alta criticità e di
conflitto. Ha realizzato reportage in Siria, Libano, Iran, Thailandia, Vietnam, Mongolia, Argentina, Albania, e negli Stati indiani: Karnataka, Uttar Pradesh, Andrha Pradesh, Maharastra, Jharkhand. Ha esposto i suoi reportage sociali in tutta Europa, ricevendo premi e riconoscimenti dalla Camera dei deputati, dal Ministero dell’Interno e degli Esteri italiani, dall’Istituto italiano di Cultura in Germania e in Russia, dall’Accademia di Belle Arti “Pushkynskaya 10” di San Pietroburgo. Le sue sono più che semplici scatti: sono opere vive, che parlano un linguaggio diretto, personale. Sono opere che descrivono l’umanità e la miseria, le difficoltà ma anche la paura e la speranza, prodotte da chi mette al primo posto l’etica, il rispetto verso chi, offrendosi alla sua macchina fotografica, inconsapevolmente gli regala una storia. Una storia fatta di lacrime, di sorrisi, di ansie e progetti. Tutto questo racchiuso in un minuscolo click che nelle mani sapienti di Carrozzo prende vita. La sua capacità di trasmettere questa perpetua passione per la fotografia si riversa anche sui suoi giovani studenti, letteralmente rapiti dalle sue avventure. Attualmente, infatti, Carrozzo è anche docente di Linguaggio Fotografico al Master di Giornalismo – Università “Aldo Moro” di Bari.