Il 7° Forum delle Giornaliste del Mediterraneo rivolge un appello al Governo della Repubblica Islamica dell’Iran e al suo presidente, Hujjat al-Islam Sayyid Ebrahim Raisi, affinché liberi immediatamente e senza condizioni Niloofar Hamedi e la collega Elaheh Mohammadi, arrestate all’indomani delle proteste scoppiate nel Paese in seguito alla morte di Masha Amini.
Il 16 settembre scorso Niloofar Hamedi, giornalista iraniana specializzata in diritti delle donne, ha postato su Twitter la foto che aveva precedentemente scattato nell’ospedale di Teheran. Ritraeva due persone che si abbracciano disperate. Erano il papà e la mamma di Mahsa Amini.
E’ stata proprio la foto di Hamedi a segnalare al mondo che qualcosa di terribile, irrimediabile, era accaduto alla 22enne Masha, arrestata tre giorni prima dalla Polizia della Moralità iraniana perché accusata di indossare il velo in “modo improprio”.
Il 22 settembre, l’avvocato di Hamedi, Mohammad Ali Kamfirouzi, su Twitter ha denunciato che quella mattina “agenti dell’intelligence hanno fatto irruzione nell’abitazione” della sua cliente, “l’hanno arrestata, saccheggiato la casa e confiscato i suoi averi”. A quanto risulta, la giornalista è stata portata nella prigione di Evin.
Stessa sorte è toccata alla collega Elaheh Mohammadi che, invece, aveva raggiunto Saqqez e aveva documentato i funerali di Masha.
Entrambe hanno fatto il proprio dovere, con coraggio, in favore del diritto all’informazione.
Entrambe, a quanto si apprende, rischiano ora un processo per spionaggio e, in caso di condanna, la pena capitale.
Per entrambe il Forum delle giornaliste del Mediterraneo chiede l’immediata liberazione senza condizioni al Governo della Repubblica Islamica dell’Iran e al suo presidente, Hujjat al-Islam Sayyid Ebrahim Raisi, e chiede ai governi dei Paesi che si affacciano sul Mediterraneo di supportare questo appello e garantire il massimo impegno diplomatico affinché Niloofar Hamedi ed Elaheh Mohammadi possano tornare alle proprie famiglie e al proprio lavoro.
Il #FMWJ aderisce anche alla petizione “Fermare le violenze di Stato in Iran – Stop State violence in Iran”:
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