Caroline Muscat è una donna, una giornalista, che oggi rappresenta come poche, e come pochi, i valori autentici della nostra professione. È cronista investigativa su un’isola, Malta, dove per fare questo mestiere si paga con la vita.
Il 16 ottobre del 2017 Daphne Caruana Galizia è stata uccisa nella sua auto, trasformata in una bomba. Da quel giorno, dopo aver perso una cara amica e collega, Caroline Muscat ha continuato il suo lavoro di lotta alla corruzione e alle mafie con una nuova determinazione. Tra i promotori di Occupy justice (uno dei primi gruppi nati alla morte di Daphne, per chiedere giustizia), Muscat ha fondato il portale investigativo indipendente The Shift News, con l’obiettivo di invertire la marcia nel panorama mediatico maltese, fortemente controllato dalla politica e dalle banche.
Al Forum of Mediterranean Women Journalists, nel 2017, Caroline Muscat e la collega Petra Caruana Dingli hanno presentato in anteprima europea Invicta, il libro sulla vita e la carriera di Daphne Caruana Galizia di cui sono autrici, con altri. “A livello giornalistico non potremo mai sostituire Daphne, ma sicuramente possiamo provare a continuare il suo lavoro investigativo”, ha affermato allora Muscat, premiata per la prima volta all’interno del Forum come Inviata di pace.
A Caroline, premiata ieri con il prestigioso Press Freedom Award di Reporter Senza Frontiere, va l’abbraccio di tutte le donne del Forum, con uno sprone collettivo: andiamo avanti, insieme. Perché non solo Daphne, ma la democrazia, resti sempre Invicta.
Di Alice Elizabeth Taylor; traduzione a cura di Francesca Rizzo
Fonte: The Shift News
La fondatrice e redattrice di The Shift News, Caroline Muscat, ha vinto il Press Freedom Award per l’Indipendenza 2019. Reporter Senza Frontiere (RSF) ha riconosciuto così il lavoro contro la corruzione portato avanti con The Shift News, e il suo rifiuto di cedere “nonostante notevoli pressioni”.
A concorrere per il prestigioso riconoscimento, quest’anno, erano il più longevo quotidiano cartaceo del Pakistan, Dawn, il giornalista ed attivista per la libertà dei media Amadou Vamoulke, di stanza in Camerun, e il portale investigativo del Nicaragua Confidencial.
I premi sono stati assegnati a Berlino, in una cerimonia di gala, davanti ad una nutrita platea di giornalisti, attivisti per i diritti umani, legali dei media ed esponenti politici.
Muscat ha dedicato il premio a Daphne Caruana Galizia, la giornalista maltese assassinata da un’autobomba a pochi metri dalla sua casa, ad ottobre 2017.
“Daphne ha fatto luce sul rapido diffondersi del marcio della corruzione, che ha preso il controllo del nostro Paese – ha affermato –. Quasi due anni dopo il suo brutale assassinio, e in un Paese di appena mezzo milione di persone, le autorità ancora non ci dicono chi ha voluto metterla a tacere”.
Il Consiglio d’Europa ha dato a Malta una scadenza per istituire un’indagine pubblica e indipendente sull’uccisione della giornalista, ma con soli 14 giorni restanti, non c’è alcun segnale che ciò accada.
“Come giornalisti, non ci dovrebbe essere chiesto di rischiare le nostre vite, o la nostra serenità, per svolgere il nostro lavoro”, ha continuato Muscat.
“Non abbiamo bisogno di essere eroi. Il fatto che alcuni di noi vengano riconosciuti come tali dice molto di più sui Paesi in cui lavoriamo, di quanto dica su di noi. Siamo resi tutti più vulnerabili quando la giustizia è fuori portata e l’impunità rafforza le mani dei corrotti”.
Malta ha perso 32 posizioni nel World Press Freedom Index da quando il Partito Laburista, tuttora al governo, è salito al potere nel 2013.
I Press Freedom Awards sono stati istituiti nel 1992 per omaggiare i giornalisti “che, nonostante le circostanze più avverse, tengono sempre d’occhio chi occupa posizioni di potere”. Dodici tra giornalisti ed organi di stampa sono stati selezionati per i premi di quest’anno, nelle categorie Indipendenza, Impatto e Coraggio.
Tra le altre vincitrici del 2019, Eman Al-Nafjan, premiata per il Coraggio in quanto blogger e giornalista in Arabia Saudita. Al-Nafjan si è battuta instancabilmente per i diritti delle donne, in un Paese in cui è considerata una “traditrice”, e rischia di scontare oltre 20 anni di galera per il suo lavoro.
La vincitrice nella categoria Impatto è Pham Doan Trang, fondatrice del magazine online Luat Khoa in Vietnam. Forte sostenitrice dei diritti LGBT, Trang si occupa di diritti civili in uno Stato repressivo, in cui lei stessa è stata picchiata e arrestata arbitrariamente numerose volte.
Il portavoce del board tedesco di RSF, Michael Rediske, prima della cerimonia ha dichiarato: “Questi premi sono un segnale ai regimi repressivi, che il lavoro di donne e uomini coraggiosi arriva in tutto il mondo, e che noi non lasciamo soli coloro che vengono minacciati, molestati e arrestati”.
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