Prima di essere uccisa la giornalista indagava sul riciclaggio di soldi sporchi tramite alcune banche dell’isola, sull’asse Azerbaijan-Malta-Europa, per l’affare Tap. Sospetto ora avallato dall’istituto responsabile della politica monetaria dell’Unione Europea.
di Francesca Rizzo
Riciclaggio di denaro sporco: questo il sospetto che già a marzo scorso aveva portato le autorità europee a congelare i fondi della Pilatus Bank, istituto di credito privato con sede a Londra e filiale a Malta.
Ieri il passo successivo: la Banca Centrale Europea ha revocato la licenza alla banca.
Ad annunciarlo, un comunicato della Malta Financial Services Authority.
Le autorità europee indagavano da un po’ sulle attività della Pilatus Bank: da ottobre del 2017, in seguito all’uccisione di Daphne Caruana Galizia.
La giornalista investigativa maltese, che si occupava da tempo del filone dei Panama Papers riguardante il suo Paese, aveva infatti svelato il ruolo centrale dell’istituto di credito in operazioni sospette, come il pagamento di oltre un milione di dollari, in un’unica transazione, da una società con sede a Dubai, la Al Sahra FZCO, alla Egrant Inc, compagnia con sede a Panama. La prima appartiene a Leyla Aliyeva, figlia del presidente azero Ilham Aliyev; la seconda è riconducibile a Michelle Muscat, moglie del presidente maltese Josep.
Questa somma, ed altre minori (circa 100mila dollari ciascuna), tutte versate a titolo di “prestito”, sono partite dal conto corrente che la Al Sahra FZCO aveva aperto nella filiale maltese della Pilatus Bank, per essere accreditate sul conto della Egrant in una banca di Dubai.
“Anche la Egrant Inc ha un conto corrente presso la Pilatus Bank a Malta – scriveva Caruana Galizia – ma il denaro (in maniera significativa) non è stato accreditato su quel conto. È stato portato fuori dal Paese”.
A legare il governo dell’Azerbaijan e quello di Malta, oltre ai prestiti fortemente sospetti, una politica energetica che comprende anche il gasdotto TAP, i cui cantieri attraversano Grecia, Albania e Italia per portare il gas azero in Europa.
Daphne Caruana Galizia ha continuato a lavorare per dimostrare il ruolo della Pilatus Bank come “lavatrice” di denaro sporco da introdurre in Europa. Ruolo che oggi è ormai chiaro.
Il 21 marzo scorso Ali Sadr Hasheminejad, presidente della Pilatus, è stato arrestato negli Stati Uniti con l’accusa di aver messo in atto un sistema per aggirare le sanzioni economiche americane contro l’Iran, suo Paese d’origine. Avrebbe dirottato verso società iraniane oltre 115 milioni di dollari, tutti illegalmente transitati attraverso banche statunitensi.
Lo stesso Hasheminejad ad aprile 2017 (pochi giorni dopo che Daphne aveva rivelato la vera proprietaria della misteriosa Egrant Inc) era stato sorpreso mentre lasciava la sede maltese della banca in piena notte, trasportando grosse borse. Il giorno dopo, Josep Muscat ha convocato una conferenza stampa per annunciare di voler intraprendere un’azione legale contro la giornalista.
A poco più di un anno dalla morte di Daphne Caruana Galizia, mentre ancora si chiede a gran voce di individuare i mandanti dell’attentato, la situazione è questa: Ali Sadr Hasheminejad è in carcere, accusato di riciclaggio di denaro e frode bancaria. La Pilatus Bank ha subito prima il congelamento dei fondi, ed ora la revoca della licenza della Banca Centrale Europea. Ma i soldi sporchi, nell’economia e nella politica europea, continuano a circolare.