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Di Daniela Celestino
Ha affiancato Giulia, la rete di giornaliste unite libere autonome, sin da quando è stata fondata e si è radicata in Puglia. Serenella Molendini, consigliera di parità della Regione Puglia da 16 anni, ha lavorato molto con le donne per le donne, in tutti i momenti di criticità, di manifestazioni di discriminazioni di genere, di esercizio di abusi.
La consigliera di parità, pubblica ufficiale emanazione del Ministero del Lavoro, ha supportato con forza l’organizzazione del primo Forum delle giornaliste del Mediterraneo come naturale prosecuzione della collaborazione esistente da tempo sia con Giulia sia con il Corecom nell’esame e contrasto di ogni disparità. Con Giulia giornaliste, in vista della realizzazione della prima edizione del Forum e della stesura di un protocollo per l’utilizzo del linguaggio di genere nelle pubbliche amministrazioni, nelle università, nei media, ha sottoscritto una convenzione per la valorizzazione di una narrazione di genere e la promozione dell’utilizzo del linguaggio di genere nella pubbliche amministrazioni, nelle università pugliesi, nei media.
E se il suo impegno è quello di essere a fianco delle donne anche nella promozione d’ufficio di azioni in giudizio a tutela delle persone discriminate e nel costituirsi parte civile nei procedimenti penali, Molendini trova che è ugualmente necessario essere a fianco delle giornaliste, donne, inviate nei luoghi caldi dei conflitti. Per loro “si aggiungono difficoltà a difficoltà”, spiega, “svolgere un lavoro così è per queste donne una enorme sfida di carattere culturale, sociale e professionale perché mettono in discussione i canoni formali e concettuali consolidati”.
Il Forum è stato per la consigliera un concentrato di grandi emozioni, “di pugni nello stomaco”, che da una parte creano empatia, condivisioni forti, e dall’altra “danno la dimensione di quanta poca informazione vera riesca ad arrivare a noi”. “Avere questa misura deve essere un impegno che deve coinvolgere l’attenzione delle istituzioni, perché queste donne attive su terreni pericolosi, sdrucciolevoli, infidi – che si tratti di scenari di guerra, di luoghi di mafie, di ambienti di lavoro – non sentano la solitudine. Loro sono le eroine dei nostri giorni, occorre accompagnarle nel loro farsi carico di raccontare la sofferenza, permettere che la loro cronaca le rispecchi, che sia una narrazione di genere”.[/fusion_text][/fullwidth]
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