Dopo la tappa di Roma, la settima edizione dell’evento prosegue in Puglia con un doppio filo conduttore: Donne-Pace-Sicurezza e Infowar.
Dopo la prima tappa di Roma (in collaborazione con Pangea Onlus il 9-12 novembre), l’evento torna in Puglia presso l’Università degli Studi di Bari, da domani 22 al 25 di novembre, giornata internazionale contro la violenza sulle donne.
Un appuntamento ormai consolidato nel quale il giornalismo al femminile dà voce alle testimonianze di portatrici e costruttrici di pace nei Paesi lacerati da conflitti.
Doppio il filo conduttore: “Donne, Pace, Sicurezza” e “Infowar”. Invariata la mission del Forum: “Creare ponti e abbattere muri, promuovendo una riflessione sul lavoro delle giornaliste investigative, come presidio di Democrazia e di pace”.
In questa edizione, la riflessione si concentrerà sui “Corpi, ecosistemi, comunità: smembrati dai conflitti, ricuciti dalle donne”, accendendo un faro sulle pratiche di costruzione di pace messe in atto dalle donne, sui territori devastati dalle guerre.
L’Università di Bari (con il Dipartimento Formazione, Psicologia, comunicazione, Master in Giornalismo e Balab, Centro per l’innovazione e la creatività), che fin dalla prima edizione ha condiviso la spinta valoriale del progetto, ospita la seconda sessione, inserendola nel percorso formativo del dottorato di ricerca in “Scienze delle relazioni umane” e riconoscendo i crediti universitari per gli studenti.
Il Forum è finanziato dal Ministero degli Affari Esteri italiano e, per la sezione di Bari, dal Corecom Puglia.
La mission della manifestazione ideata e diretta dalla giornalista pugliese Marilù Mastrogiovanni è sempre la stessa dal 2016: creare ponti e abbattere muri, promuovendo una riflessione sul lavoro delle giornaliste investigative, come presidio di democrazia e di pace.
Voci dal mondo: il Forum of Mediterranean Wowen Journalists
Sono attese a Bari 45 tra giornaliste, attiviste ed esperte (ci sarà anche qualche uomo…) che si confronteranno sul tema “Corpi, ecosistemi, comunità: smembrati dai conflitti, ricuciti dalle donne”, per accendere un faro sulle pratiche di costruzione di pace messe in atto dalle donne, sui territori devastati dalle guerre. Un programma ricchissimo che è consultabile sul sito www.giornaliste.org. Tra le ospiti, donne ucraine, russe, palestinesi, iraniane. Fra le speaker italiane citiamo Lucia Goracci, già corrispondente e responsabile della sede Rai di Istanbul, attualmente corrispondente da New York, che ha seguito le principali guerre mediorientali e Milena Gabanelli, inviata di guerra con esperienza pluriennale, ex autrice e conduttrice di “Report” e ideatrice di “Dataroom”.
È atteso un saluto da remoto della cronista filippina Maria Ressa, Premio Nobel per la pace.
Un programma ricchissimo
“Con il Forum delle Giornaliste – spiega Marilù Mastrogiovanni – daremo voce a chi che ogni giorno racconta i fatti diventando human rights defenders, anche mettendo a rischio la propria vita. La nostra bussola è la dichiarazione dei diritti delle donne scaturita dalla conferenza mondiale delle donne a Pechino e dalla Risoluzione 1325 dell’Onu”.
Ad aprire la sessione barese, domani 22 novembre, alle 9,30, il panel “Infowar, le notizie al tempo della guerra” dedicato al conflitto tra Russia e Ucraina e su come la disintermediazione ha assottigliato il ruolo sociale dell’informazione come strumento di democrazia e costituzione dell’opinione pubblica. A seguire, il panel “Che genere di notizie, che genere di guerra”: le donne sono i bersagli preferiti dagli haters on line che, con un linguaggio denso di stereotipi e discriminazioni, alimenta il fenomeno dell’hate speech. Nel pomeriggio il panel “Giornalismo investigativo, bene comune”: tutelare la pluralità e l’indipendenza dei media è uno degli obiettivi prioritari della Ue. Il Media Freedom act intende introdurre misure di protezione per incrementare la libertà di informazione, garantendo la sicurezza dei suoi operatori. La prima giornata si chiude con il panel “Metaverso, quali scenari per l’informazione”.
E così per i giorni seguenti, fino al 25 novembre con riflessioni sul nuovo ecosistema massmediale, sugli strumenti con cui saranno costruite le notizie del futuro, con riflessioni sulla deontologia professionale, sull’accesso all’informazione, sul concetto di privacy e, come sfondo, il ruolo delle donne giornaliste in tutti questi processi.
In presenza ma anche online
Gli incontri si svolgeranno nell’aula don Tonino Bello del dipartimento For.Psi.com dell’Università del capoluogo pugliese. Sarà possibile seguire le dirette dei panel sui canali social del Forum e degli Enti parnter. Il lavoro di networking sarà la base per sviluppare tre position paper sull’Agenda DPS-WPS rispetto alle tematiche proposte dal Forum “Donne Pace e Sicurezza”, ossia i conflitti ideologici, sociali, politici, religiosi, ambientali in tre aree di crisi: Afghanistan, Ucraina, Sahel.
Sin dalla prima edizione del 2016, il Forum richiama giornaliste, reporter indipendenti, esperte, attiviste, scienziate e ricercatrici universitarie, impegnate su diritti umani e gender studies per raccontare le realtà dei Paesi del Mediterraneo. Con la prima edizione sono stati affrontati i racconti del terrorismo, con focus su Siria, Turchia e Tunisia. L’anno successivo su Kosovo, Egitto con l’assassinio di Giulio Regeni, e sul femminismo islamico nel mondo occidentale. Nel 2018 il Forum ha raccontato la persecuzione delle minoranze musulmane nell’ex Birmania, la strage nello Yemen e i rischi per la libertà d’espressione a Malta, in Slovacchia, in Bulgaria e Messico. Nel 2019, focus su donne e diritti nel Corno d’Africa, in Iran e sulla guerra al popolo curdo. Nel 2020, il Forum ha affrontato le conseguenze della crisi pandemica legata al Covid-19 sulla libertà di stampa e gli impatti sul profilo sociale ed economico. Nel 2021, infine, focus su linguaggio e stereotipi dell’informazione quando si raccontano le differenze tra le civiltà, sulle inchieste giornalistiche su temi alla base di conflitti ambientali e sulla situazione in Polonia e Ungheria.
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