di Marilù Mastrogiovanni
Un evento-inchiesta, una “piazza fluttuante” tra Taranto, Bari e Brindisi, tre città che hanno nel proprio dna una storia di meticciato culturale di cui sono impregnate le facce delle persone e le facciate dei palazzi.
La quarta edizione del Forum of Mediterranean Women Journalists ha lanciato una domanda e ha raccolto voci e altrettante sfide.
La domanda è “Are women’s right human right”? I diritti umani o, meglio, i diritti universali delle persone, appartengono anche alle donne?
Il racconto delle testimonianze, arrivate dalla Somalia al Kurdistan, da Taranto all’Iran, è a cura di Ada Martella e potete leggerlo qui.
Dal canto mio voglio tirare le fila delle sfide e degli appelli, che il Forum ha raccolto.
Le sfide
Riguardano la nostra professione. E riguardano il nostro essere “human rights defenders” e “women rights defenders”, guardiane della Democrazia, nel rispetto dell’articolo 21 della Costituzione, che è “la madre di tutte le libertà”.
1. Dare più “ossigeno” alle giornaliste di inchiesta, con una piattaforma di collaborazione professionale e una rete internazionale di solidarietà: è un progetto elaborato con Ossigeno per l’Informazione, che fa sintesi dell’esperienza decennale dell’associazione fondata da Alberto Spampinato, e di quella che ho maturato nell’ultimo anno sui tavoli della cooperazione internazionale, con Unesco e Osce.
2. Inserire all’interno del “Testo unico dei doveri del giornalista”, che è legge per i giornalisti iscritti all’albo, alcuni passaggi che rimandino al Manifesto di Venezia. Parole puntuali da inserire nel codice deontologico perché ci sia un’attenzione alla narrazione e al linguaggio di genere: “Solo così, faremo dei salti di progresso”, ha affermato Carlo Verna, presidente nazionale dell’ordine dei giornalisti. Il Testo unico risale al 2016 e ci sono alcuni passaggi da aggiornare, relativi alla Carta di Treviso, il Manifesto di Venezia, il giornalismo scientifico.
3. In vista dei Giochi del Mediterraneo che si terrano proprio a Taranto nel 2026, preparare le giornaliste e i giornalisti ad una corretta narrazione degli sport praticati dalle donne, senza ricorrere a stereotipi, discriminazioni, sessismi nelle parole e nelle immagini.
4. Le raccomandazioni inviate all’ONU da decine di associazioni femministe, tra cui Giulia giornaliste e la rete del Forum, necessitano di indicazioni più specifiche sull’informazione e il corretto utilizzo del linguaggio per destrutturare la cultura patriarcale alla base della violenza contro le donne. Un impegno cui intendiamo tenere fede.
5. Organizzare degli eventi di “avvicinamento” al Forum annuale, delle sessioni speciali: sono necessarie per tenere desta l’attenzione sui temi caldi proposti dalle giornaliste partecipanti al Forum.
Gli appelli
Riguardano le persone che fruiscono di ciò che noi produciamo per lavoro: le notizie, i nostri servizi sulla carta stampata, sulle tv, sul web. Riguardano quelle donne che da Taranto, Bari, Brindisi ci hanno chiesto più coraggio, più correttezza nel dare le notizie, più approfondimento, più competenza.
1. L’appello delle “Mamme da Nord a Sud”, perché a Taranto si vive e Taranto vuole vivere. Il loro appello – che potete leggere qui – ci chiama ad una maggiore assunzione di responsabilità. Non solo la voce del padrone, non solo il racconto dei morti, quando fanno notizia e poi diventano numeri, grani di un infinito, doloroso rosario, recitato nella litania del ricordo di chi non c’è più. Chiedono il racconto del loro impegno, delle loro opinioni, chiedono spazio e voce e dobbiamo dargliela.
2. L’appello di Shukri Hussein Warsame e dei suoi quattro figli. Una famiglia di attivisti, che ha pagato con la vita e ora con una vita di terrore il suo impegno per i diritti umani in Somalia, in particolare l’impegno per il diritto alla cura per donne e bambini e il diritto a non essere mutilati.
Chiedono a noi, alla comunità del Forum di dare loro voce, di impegnarci con spirito di sorellanza perché sono perseguitati dai terroristi di Al Shabaab che li voglio morti. Hanno già ucciso il marito di Shukri Hussein Warsame, medico, e il primogenito, che dopo le lezioni universitarie lo aiutava in ospedale.
3. L’appello di Daniela Marazita, regista di “Polvere di sbarre”, un documentario girato a Rebibbia, nel reparto “precauzionali”. Un documentario che i burocrati carcerari non hanno autorizzato alla “messa in onda”. Ma in nome dell’articolo 21, che è la “madre di tutte le libertà”, l’abbiamo proiettato (20 minuti su 75) ed è un inizio, per continuare a dare voce a chi non ce l’ha.
Il cammino è appena tracciato. Faremo in modo di coinvolgere sempre di più le giovani generazioni, che dovranno raccogliere la responsabilità di costruire culture nuove, fatte di solidarietà e umanità, e parole migliori per raccontarle.
Ringrazio il Corecom Puglia, che sostiene il Forum sin dalla prima edizione, con la Consigliera regionale di parità, Fnsi e quest’anno, anche Amnesty international.
Ringrazio le tante realtà nazionali e internazionali, a partire dall’Ordine nazionale dei giornalisti, che hanno voluto patrocinare questo momento importante di giornalismo militante e femminista.